31 Gennaio 2021

Dopo la chiamata dei primi discepoli Gesù inizia la sua attività andando nella sinagoga di Cafarnao e si mette a insegnare. Gli ascoltatori rimangono stupiti del suo insegnamento. Non possono non notare la differenza con quello degli scribi e dei farisei, dai quali lo stesso Gesù in un altro brano mette in guardia i suoi seguaci, affermando: “Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno”. Per questo suo modo di insegnare, Gesù crea una coscienza critica nella gente rispetto alle autorità religiose dell’epoca. Infatti, gli scribi dicono quello che hanno imparato a scuola. Sanno solo ripetere le cose imparate citando anche le autorità. Sono professionisti nel loro mestiere anche se si limitano a commentare e attualizzare i precetti della legge. La loro parola è una parola senza convinzione, ripetuta, sovente, senza coerenza. La gente percepisce, paragona e dice: Insegna con autorità, in modo diverso da come fanno gli scribi. Gli scribi dell’epoca insegnavano citando le autorità.
Gesù non cita nessuna autorità, ma parla partendo dalla sua esperienza di Dio e della sua vita. La sua parola è autorevole, una parola chiara, liberatrice, detta senza esitazioni, raggiunge il lettore e lo coinvolge, lo rende attivo, fa pensare e proseguire personalmente la riflessione.
È una parola che non si impone, ma deve essere accettata liberamente; se si imponesse non sarebbe più una parola di verità ma una parola manipolata.
È una parola efficace che interpella lasciando l’uomo nella sua libertà. Ed ecco il primo miracolo raccontato da Marco: la guarigione di un uomo posseduto da uno spirito impuro. Ecco il grido: “Sei venuto a distruggerci!” Questo grido descrive la gravità della malattia e il dolore che provoca. E’ un grido di rabbia di chi ha di fronte un nemico, Gesù, e si sente perduto.
In Marco 3,30, leggiamo che anche gli scribi sentendosi minacciati da Gesù diranno che anche Gesù è posseduto da uno spirito impuro.
Qui ci troviamo di fronte ad un uomo minacciato che parla al plurale: “sei venuto a rovinarci”.
Che malattia avevano? Erano malati psichici che venivano chiamati posseduti o indemoniati. L’opinione comune era che i demoni fossero all’origine di qualsiasi malattia particolarmente quelle mentali.
Essendo il primo miracolo ha anche un valore programmatico. Per dire che tutta l’attività di Gesù avrà come fine quello di liberare l’uomo dallo spirito del male, impuro o immondo. L’uomo posseduto dal demonio grida: “Io so chi sei tu: tu sei il Santo di Dio!” L’uomo ripete l’insegnamento ufficiale degli scribi che presentavano il Messia come “Santo di Dio”, cioè, come un Sommo Sacerdote, o come re, giudice, dottore o generale. Gesù minaccia lo spirito del male: “Taci ed esci da lui!” Lo spirito scosse l’uomo, gettò un urlo ed uscì da lui. Gesù restituisce le persone a se stesse. Restituisce la coscienza e la libertà. Questo è molto bello. Gesù non agisce con riti magici, come si faceva allora, forse anche oggi: non serve andare da cartomanti, né affidarsi a tradizione di ogni genere, né farsi leggere la mano per sapere il proprio futuro e farsi alleggerire il portafogli.
Gesù agisce con un comando, “Taci, esci da lui” e lo spirito immondo “straziandolo e gridando forte, uscì da lui”, è sconfitto per sempre.
Il demonio non vuole che Gesù si intrometta nelle loro faccende.
Forse può capitare anche a noi dire al Signore di non entrare nelle nostre faccende o nella nostra vita. Soprattutto davanti ad una parola di Dio che ti tocca o denuncia la nostra vita.
Lo spirito impuro percepisce le minacce della parola di Gesù. Gesù è venuto a rovinare ciò che rovina l’uomo, a demolire ciò che lo imprigiona per costruire il Regno di Dio.
Gesù è venuto a combattere il male, lottare e vincere lo spirito immondo nella nostra vita. La parola di Gesù rigenera, è sempre nuova, sorprendente, colpisce il bersaglio nel cuore umano, e spinge a prendere posizione e non restare neutrali.
Dobbiamo prendere coscienza che solo con la parola di Gesù pregata e vissuta siamo in grado di liberarci dal male, perché il maligno è anche nel nostro cuore e si esprime in varie forme. Sovente si esprime quando nel nostro parlare e agire usiamo solo il “buon senso” umano, sociale, o diciamo “fanno tutti così”.
Il vangelo conclude: «tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano tra loro: ″Che è mai questo? Una dottrina nuova, insegnata con autorità. Comanda perfino agli spiriti impuri e questi gli ubbidiscono″».
La reazione della gente non si limita soltanto a meravigliarsi o a stupirsi, ma riesce a provocare domande su questo modo di insegnare di Gesù e nella sua capacità di vincere le forze del male.
Chiediamoci:
Gesù crea una coscienza critica nella gente rispetto alle autorità religiose dell’epoca ed è stupita dell’insegnamento di Gesù. Quando leggi il vangelo rimani stupito di ciò che hai letto o finito un capitolo giri pagina?
Quanto siamo critici rispetto alle tante notizie che ci vengono comunicate oggi dal potere dei mezzi di comunicazione, della propaganda? Ci sforziamo di fare discernimento? Quanto in essi vediamo l’attenzione e il rispetto per la persona specie se fragile e debole?
La parola di Dio ci aiuta a leggere le vicende nostre e del mondo, per prendere decisioni e fare scelte di vita?